Nel grembo della Madre

Chiara Dallavalle

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Domenica 13 giugno abbiamo fatto una bella escursione in Valle Antigorio con pratica yoga nella pittoresca frazione di Crego. L’escursione ci ha portato ad attraversare gli Orridi di Uriezzo, una meraviglia naturale prodotta dall’erosione dell’acqua sulle rocce e dalla pressione di un immenso ghiacciaio che fino a 10.000 anni fa ricopriva queste vallate alpine. Camminare nell’orrido è un po’ come camminare nelle viscere della Terra: l’umidità dell’acqua si mescola all’odore della pietra ricoperta di muschi e felci, e si percepisce un’atmosfera primordiale che ci fa ritornare a quei tempi antichi in cui l’uomo aveva da poco messo piede in questo mondo. Tutte le forme di cavità dentro e sotto la terra sono da sempre state interpretate come un collegamento con quel principio vitale che in tempi preistorici veniva chiamata la Dea. Non per niente le più belle pitture rupestri finora scoperte sono quasi tutte all’interno di caverne difficilmente raggiungibili, situate al termine di stretti cunicoli. Forse perché l’uomo preistorico sapeva che il ventre della Terra era in un certo senso il grembo della Dea, e solo lì era possibile manifestare maggiormente i segni della propria reverenza verso quell’immagine sacra di vita e unità. Le grotte spesso erano anche il luogo in cui si seppellivano i morti (Gimbutas 1989), ma, lungi dall’essere percepite come un luogo di paura e angoscia, esse contenevano quasi sempre anche elementi fortemente collegati con il rinnovarsi della vita. Uno di essi è la forma stessa di tanti luoghi di sepoltura, la forma di un uovo, che simbolicamente richiama l’utero femminile. Molti archeologi hanno ipotizzato che la scelta di abbandonare i membri della comunità in un luogo con richiami così evidenti alla nascita indichi la fondamentale connessione tra vita e morte che animava i popoli dell’Europa Antica. Questo è sottolineato anche dalla scelta diffusa di inserire nei luoghi della morte immagini della Dea con motivi grafici legati alla vita, come nel caso di questa statuetta: “la spirale ascendente e discendente sul ventre gravido della Dea trovata in una tomba, risalente a 6500 anni fa […], suggerisce che si tratti della Dea della vita, della morte e della rinascita. […] La sinuosa spirale sulla pancia indica l’energia che si muove nell’utero” (Baring, Cashford 2017:69)

La manifestazione della forza vitale della natura avviene paradossalmente proprio in un luogo chiuso, protetto, primordiale, scenario solo apparente di morte.

È interessante notare come le profondità della terra spesso ospitino anche l’altro elemento simbolicamente associato alla vita, ovverosia l’acqua. Questo avviene in modo naturale negli orridi di Uriezzo, vista la presenza del vicino torrente che li ha lentamente scavati. Ma lo ritroviamo con frequenza anche nelle grotte in cui l’uomo ha lasciato i propri segni, tracciando simboli che richiamano l’acqua, quali le forme a spirale e a zig zag. Pietra e acqua diventano allora manifestazioni visibili del ciclo eterno di vita, morte e rigenerazione, e riconosciuti come sacri.

Il ciclo di perpetua trasformazione e rinascita visibile nel mondo naturale ha ispirato anche la nostra pratica yoga della giornata. In un prato appartato, in prossimità del cimitero di Crego, abbiamo recitato la panji shabad, le sacre sillabe SA-TA-NA-MA, attraverso la pratica del Kirtan Kriya. Questo mantra della tradizione dello yoga kundalini descrive il ciclo continuo di vita e creazione, laddove SA indica l’infinità, il cosmo, l’inizio; TA la vita, l’esistenza; NA la morte intesa come cambiamento e trasformazione; MA la rinascita. I suoni ripetuti attraverso le parole attivano e connettono le diverse aree del cervello, e influenzano lo stato della nostra mente, consentendo il raggiungimento di un diverso stato di consapevolezza. Ripetere i suoni primari abbatte la barriera della separazione tra l’individualità e l’infinito, e ci rende parte della frequenza universale scandita dal prana. Il mantra SA-TA-NA-MA ci connette con il flusso creativo della realtà, nel suo ciclico avvicendarsi di vita, morte e rinascita, in perfetta sintonia con il mondo naturale di cui siamo parte.

Note tecniche

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Il punto di partenza è il piazzale antistante la chiesa di San Gaudenzio a Baceno (VB), nel cuore della Valle Antigorio. Da lì il sentiero scende costeggiando il torrente Devero fino a raggiungere in una ventina di minuti l’Orrido Sud, il più grande e spettacolare degli Orridi di Uriezzo. Attraversato l’Orrido, proseguiamo fino alle Marmitte dei Giganti scavate nella roccia dal fiume Toce, che in questo punto è ancora un torrente gonfio d’acqua a causa delle piogge recenti e del disgelo. Dall’altra parte del Toce si stacca il sentiero che in una mezzora ci conduce alla frazione di Crego. Nel pomeriggio rientriamo a Baceno con un percorso ad anello, che ci consente di ammirare l’imponente Forra di Balmafredda, paradiso degli amanti dell’arrampicata.

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