“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore.
Chi guarda fuori, sogna.
Chi guarda dentro, si sveglia.”
Carl Gustav Jung
La mia storia
Questa storia inizia molti anni fa, quando, ancora bambina, ho avuto la fortuna di trascorrere una felice infanzia completamente immersa nella natura. Allora mi pareva non potesse esistere altra condizione se non quella di una fusione totale con boschi, prati e cielo, che vivevo con pienezza e con un sentimento di innocente inconsapevolezza. Questa fusione è andata assottigliandosi con il trascorrere degli anni, ma un istinto antico e profondo mi ha sempre mantenuto in profonda connessione con la voce della natura e con i suoi ritmi primordiali, senza che la sintonia con l’avvicendarsi delle stagioni si attenuasse. Tuttavia, soltanto all’avvicinarsi della mezza età ho iniziato a dare un nome a questa consapevolezza e ho imparato a riconoscere il pulsare della vita, nelle sue fasi crescenti e calanti, come una parte essenziale dell’essere umano.
Questo ovviamente non è avvenuto in modo immediato ma è stato il frutto di un percorso di ricerca personale e spirituale che lentamente, con il trascorrere degli anni, mi ha consentito di maturare una percezione di me e del mondo attorno a me più profonda.
Il primo incontro “magico” è stato con una disciplina meravigliosa che mi ha aperto orizzonti inaspettati, non solo professionali ma anche e soprattutto personali: l’antropologia culturale. Mi sono avvicinata a questa materia durante l’università ma è stato durante un periodo di forte crisi personale, in cui ero attanagliata da dubbi e incertezze rispetto al mio futuro, che ho capito quanto l’antropologia mi accendesse di passione e mi facesse desiderare di capire meglio l’essere umano e le sue manifestazioni nel mondo.
Lo sguardo antropologico è diventato il mio modo di comprendere meglio l’universo in cui viviamo, è la chiave di lettura che dà voce alla mia curiosità più grande verso l’esistenza umana.
Ho avuto la fortuna di potermi dedicare appieno a questa disciplina grazie ad un dottorato di ricerca, che mi ha portato a vivere per diversi anni a cavallo tra Irlanda e Sicilia, due terre meravigliose che mi hanno entrambe accolto con calore e permesso di vivere con pienezza il mio amore appassionato per l’antropologia.
Il secondo incontro “magico” è stato quello con lo yoga kundalini, avvenuto diversi anni più tardi in modo del tutto casuale. Già vivevo a Milano da qualche anno quando una semplice chiacchierata con una persona mi ha portato al Centro Cerdi Kala Yoga dove mi sono accostata a questa forma antichissima di yoga, che ha risvegliato la mia sete di spiritualità sopita da anni. Lo yoga kundalini ha lavorato in silenzio su di me portando cambiamenti all’inizio impercettibili ma che con il tempo si sono fatti sempre più chiassosi tanto che è stato impossibile lasciarli inascoltati. Ho allora di nuovo percepito quello spazio interno necessario per accogliere la dimensione del sacro legata alla natura, che mi aveva inconsapevolmente animato da bambina, e che ora tornava con una intensità tale da non poter essere ignorata. Ho ripreso con passione le mie letture sul folklore e le antiche tradizioni legate alla terra che avevano animato i miei primi studi antropologici, ho ripreso a frequentare gli ambienti naturali nella mia infanzia e a praticare yoga in sintonia con lo scorrere dei cicli stagionali. Ed eccomi qui!
L’assecondare questi ritmi, percepirli dentro di me è la verità più semplice e al tempo stesso il più grande mistero della vita. È abbandonarsi al grande meccanismo cosmico di cui tutti noi facciamo parte, lasciarsi trasportare dal flusso dell’energia vitale che scorre dentro e attraverso ogni cosa.
Allora non c’è più distinzione tra sacro e profano, tra divino e umano, perché tutto è mosso da un unico, grande respiro di vita che pervade ogni cosa.
Chiara