La voce delle rocce
L’estate è ancora una volta arrivata e finalmente possiamo immergerci totalmente nella bellezza delle nostre montagne. Questa volta scegliamo un percorso ben noto, una classica camminata dietro casa ma che in pochi km ci consente di scomparire nella wilderness totale. Da Cicogna parte senza mediazioni un ripido sentiero che in meno di un’ora porta all’Alpe Prà. Da lì lo sguardo spazia dal Lago Maggiore alle creste della Val d’Ossola. La giornata è ancora lunga e, dopo una breve pausa alla Casa dell’Alpino, proseguiamo fino all’Alpe Leciuri per poi imboccare il sentiero verso la Colma di Belmello.
Sulla via del ritorno facciamo una tappa obbligata al grande masso coppellato che riposa appena sotto la Casa dell’Alpino. Si tratta di una tavola di pietra in posizione dominante rispetto alla vallata, su cui sono presenti circa 30 coppelle unite tra loro da canaletti. Le coppelle sono forme geometriche circolari e conche, scavate dall’uomo su roccia viva a partire dall’Età del Ferro. Difficile datarle con precisione e ancora più difficile è intuirne il significato profondo. Sicuramente la roccia sulla quale le coppelle sono state incise non veniva mai scelta a caso. Solitamente si tratta di massi piatti posti in posizioni rilevanti rispetto al paesaggio circostante o allineate ai movimenti astronomici di sole, luna e volta celeste. Nello specifico, il masso dell’Alpe Pra è una grande lastra di micacisto di circa 1 metro di spessore rivolta ad ovest.
A partire dalla preistoria sino alle più recenti civiltà contadine preindustriali, le forme litiche sono sempre state strettamente connesse all’elemento del sacro. Rocce con una loro specificità, posizionate in punti energetici speciali oppure di forma e consistenza particolare, venivano immediatamente individuati e resi oggetto di culto. Molto diffusi in area alpina sono ad esempio i cosiddetti scivoli della fertilità, spesso situati su enormi massi erratici di origine glaciale, e altrettanto presenti sono svariate forme di incisioni rupestri di cui le coppelle sono uno splendido esempio.
Le coppelle sono distribuite in modo disomogeneo sul territorio alpino, ma è possibile rilevare alcuni elementi di continuità. Ad esempio, quasi sempre sono posizionate in prossimità di alpeggi o altre tipologie di insediamento umano, quali sentieri, antiche aree di caccia e raccolta, o siti funerari. È molto frequente rinvenire incisioni rupestri nelle vicinanze di luoghi di culto cristiano, come le cappellette e le edicole devozionali. Questo testimonia il lungo processo di incorporazione della simbologia pagana nelle forme di devozione popolare cristiana, che ha consentito di mantenere intatto nel tempo il saldo collegamento tra l’ambiente naturale e la dimensione del divino.
Il significato profondo delle coppelle è a tutt’oggi sconosciuto, e dobbiamo quindi muoverci nell’ambito delle ipotesi suggerite dagli studi di archeomitologia, ma anche lasciarci guidare dalle vibrazioni potenti di cui noi stessi possiamo fare esperienza in prossimità di questi massi sacri.
Questa forte vibrazione dell’elemento pietra è ancora più intensa quando è presente il rimando alla dimensione celeste. Molti studiosi ritengono infatti che la disposizione delle coppelle riproduca determinate costellazioni. Celebre è ad esempio il caso della costellazione di Perseo, riprodotta in maniera incredibilmente accurata nel sito di Roccerè in Val Maira e studiata in maniera mirabile dall’archeoastronomo Guido Cossard.
Altrettanto forte è la connessione con l’elemento acqua. L’archeologa Marija Gimbutas associa le coppelle all’immagine del pozzo, inteso sia come il luogo in cui l’acqua si conserva, sia come sorgente simbolica del liquido divino. Non per niente i pozzi e le sorgenti d’acqua sono da tempo immemore considerati siti sacri, in cui il contatto con il sovrannaturale è più facile ed immediato. Nella visione di Marija Gimbutas, pozzo e coppella sono intercambiabili e incarnano l’aspetto di datrice di vita della Dea Madre. Infatti nella subcultura contadina, fino a tempi relativamente recenti l’acqua piovana che vi si raccoglie possiede poteri curativi al limite del magico, oppure è capace di scongiurare i fenomeni naturali e sovrannaturali avversi. Questa interpretazione è avvalorata dal fatto che le coppelle spesso sono collegate tra loro da sottili canaletti che consentono all’acqua di scorrere da una cavità all’altra.
Quale che fosse il reale significato attribuito alle coppelle da coloro che le incisero, ciò che sembra certo è che fossero legate a funzioni rituali e religiose, forse erano parte di una sorta di altare votivo, forse un luogo di osservazione astronomica in tempi in cui la volta celeste pulsava di sacralità tanto quanto la terra.
Ed ecco che attraverso una semplice camminata tra i boschi entriamo in un campo energetico differente, in cui i confini temporali si assottigliano e dove in modo intuitivo ritroviamo la stessa connessione con il respiro cosmico che da milioni di anni attraversa la vita su questo pianeta.
Copiatti, F. Poletti Ecclesia, E. (a cura di). Messaggi sulla pietra. Censimento e studi delle incisioni rupestri del Parco nazionale Val Grande. Parco nazionale Val Grande, Collana DOCUMENTA, Verbania 2014.
Cossard G. Cieli perduti. Archeoastonomia: le stelle dei popoli antichi. UTET, Milano 2018
Gimbutas, M. Il linguaggio della Dea. Venexia, Roma 2008
Note tecniche
La partenza di questa escursione è il paese di Cicogna (VB), raggiungile in circa mezzora da Verbania attraverso una stretta e tortuosa strada. Da lì il sentiero parte quasi in verticale sino all’Alpe Pra, che noi abbiamo raggiunto in circa un’ora di cammino. La salita all’alpe Leciuri e oltre è sicuramente meno impegnativa anche se il sentiero presenta maggiori difficoltà tecniche, essendo in parte tracciato su pendii decisi e con passaggi a volte esposti.