Per il mio popolo ogni frammento di questa terra è sacro. Ogni scintillante ago di pino, ogni sponda di sabbia, ogni nebbia nei boschi oscuri, ogni prato, ogni brusio d’insetto.

Joseph Campbell

“Tutto è sacro nella memoria e nell’esperienza del mio popolo. Noi conosciamo la linfa che scorre negli alberi perché conosciamo il sangue che scorre nelle nostre vene. Siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono sorelle. L’orso, il cervo, la grande aquila sono fratelli. Le cime rocciose, gli umori delle praterie, il calore del pony e l’uomo, tutti apparteniamo alla stessa famiglia.

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L’acqua brillante che scorre nei ruscelli e nei fiumi non è soltanto acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Ogni pallido riflesso nella chiara acqua dei laghi ci racconta di eventi e memorie nella vita del mio popolo.

Il mormorio dell’acqua è la voce de padre di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli. Spengono la nostra sete. Portano le nostre canoe e sfamano i nostri bambini. Dunque, dobbiamo dare ai fiumi la gentilezza che daremmo ai nostri fratellli…ricorda che l’aria è preziosa, che trasmette il suo spirito a tutta la vita che sostiene. Il vento che donò a nostro nonno il suo primo respiro raccoglie anche il suo sospiro estremo. Il vento dà anche lo spirito della vita ai nostri figli…. Insegnerai ai tuoi figli ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri? Che la terra è nostra madre? Ciò che accade alla Terra, accade a tutti i figli della Terra.

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Questo sappiamo: la Terra non appartiene all’uomo, l’uomo appartiene alla Terra. Tutte le cose sono collegate come il sangue che ci unisce tutti. L’uomo non ha tessuto la trama della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa faccia alla rete, la fa a sé stesso”

Capo Seattle, 1885, in Joseph Campbell, The way of the Animal Powers, p.269

Secondo l’antropologo Claude Levi Strauss, nel momento in cui l’uomo si è separato dal resto della creazione, non ha più conosciuto limiti al proprio potere e questo ha fatto sì non solo che la natura sia diventata semplicemente qualcosa da sfruttare e piegare ai propri voleri, ma che il genere umano stesso sia entrato in una spirale di autodistruzione. Da questa spirale possiamo uscire solo se impariamo a riscoprire il legame profondo che ci connette con il mondo naturale, che non è qualcosa di separato dall’uomo, ma al contrario è ciò da cui veniamo e a cui apparteniamo. Se non ritroviamo quelle radici ancestrali che ci restituiscono alla nostra origine, non sopravviveremo a noi stessi. E attraverso questo percorso di unione possiamo elevarci ad uno stato di coscienza diverso, in cui la differenziazione non esiste più, e dove noi siamo un tutt’uno con la creazione e con il respiro divino che la sostiene e la pervade.